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Perfezionismo controproducente anche per i professori di psicologia?

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Perfezionismo controproducente anche per i professori di psicologia?

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psicoterapia - 14/02/11

"Sono troppo ossessionato." - "Fai un passo indietro." - "Lascia perdere." - "Non ne vale la pena."

Commenti di questo tipo da parte di colleghi o amici possono indicare una tendenza all'ossessività e al perfezionismo, ma di solito chi li ascolta non riesce a rendersi conto di avere un problema. E anche quando qualcuno ammette con riluttanza d'essere un perfezionista, ciò non intacca il luogo comune secondo cui il perfezionismo sarebbe un tratto positivo.

Ma dopo che un ricercatore ha deciso di mettere la lente d'ingrandimento su dei colleghi professori, sono stati trovati risultati contrari alla saggezza popolare. Il prof. S. Sherry ha studiato i professori di psicologia che lavorano nelle università nordamericane, valutando i loro tratti perfezionisti e mettendoli in relazione con la produttività. Dice Sherry: "Il perfezionismo può rappresentare una forma di sforzo controproducente che limita la produttività accademica e di ricerca dei professori di psicologia".

Dallo studio di un vasto campione composto da 1.258 professori di psicologia, il perfezionismo è emerso come correlato negativamente al numero di pubblicazioni, al numero di pubblicazioni come primo autore, al numero di citazioni e al fattore d'impatto nelle riviste.

L'interrogativo: "Il perfezionismo aiuta o rende più difficile il successo?" preoccupa da tempo i ricercatori, pochi altri argomenti di dibattito sono altrettanto controversi.

"Credo che il nostro studio abbia dato una risposta provocatoria a questa domanda."

Per lo studio sono stati scelti proprio i professori di psicologia perché la loro attività è sfaccettata e complessa. A loro è richiesto di essere flessibili e strategici, proprio le qualità che il perfezionismo inibisce.

È importante distinguere fra perfezionismo e coscienziosità. Quest'ultima equivale ad autodisciplina, orientamento verso gli obiettivi e focus sui risultati. Il perfezionismo, invece, è la rigida e incessante ricerca del raggiungimento di obiettivi poco realistici.

"Bisogna sapere quando è il momento di diventare adattivi perseguendo obiettivi molto elevati e quando invece è accettabile un risultato abbastanza buono. Il perfezionismo è eccessivo, la persona sente la compulsione a essere perfetto, ma questo raramente si traduce in un aumento di performance."

È interessante chiedersi cosa riesce a fare inciampare il perfezionista durante la sua ricerca del Sacro Graal. Il perfezionista ha bisogno di approvazione e ha paura di essere giudicato, perciò ogni critica susciterà una reazione forte.

"Eppure, come professore uno è continuamente sotto esame: degli studenti, dei colleghi e dei revisori degli articoli pubblicati" nota Sherry. "Per riuscire è necessario assumersi rischi, competere e a volte andare incontro a sconfitte".

Se un professore riceve una valutazione critica di un articolo o addirittura un rifiuto, può perdere molto tempo a rimuginare e recriminare. Ciò conduce a ulteriore immobilismo nonostante l'enorme pressione. La letteratura ha stabilito da tempo che il perfezionista va incontro a più stress, problemi di salute, disturbi psichici ed eventi di vita negativi.

"È tutto compreso nel pacchetto e il risultato finale è una minor produttività. L'individuo sembra non riuscire a regolarsi, è ossessivo e ciò è anche brutto da vedere."

Lo psicoterapeuta è messo a dura prova dai pazienti ossessivi, perché l'ossessivo vede la propria ossessività come una caratteristica utile, che lo aiuta e della quale non riesce a fare a meno.

L'immagine più bella di questo fenomeno ce l'ha data Paul Watzlawick, con la storia dell'uomo degli elefanti.

In un ospedale psichiatrico c'era un uomo che ogni 10 secondi batteva le mani. Interrogato, l'uomo risponde che gli serve per tenere lontano gli elefanti, dei quali ha paura. "Ma non ci sono elefanti in giro". "Certo, perché ci sono io a battere le mani di continuo! Lo vedi che funziona?" ribatte l'uomo.

In questi casi, ogni suggerimento diretto da parte del terapeuta di smettere l'ossessione suscita resistenza e viene rifiutato, perché il paziente lo interpreta come una minaccia alla sua tranquillità. Non a caso, le ossessioni-compulsioni sono classificate fra i disturbi d'ansia. Ogni rituale è per definizione ripetitivo, e le attività ripetitive rassicurano.

Un'altro tratto che accompagna l'ossessivo è la difficoltà a entrare in relazione con gli altri, che contribuisce a sua volta al conflitto e all'alienazione. Le persone molto perfezioniste sono sempre vulnerabili.

Il perfezionismo non è un male, finché tutto resta perfetto.

Bibliografia:

S. B. Sherry, P. L. Hewitt, D. L. Sherry, G. L. Flett and A. R. Graham. 2010. Perfectionism dimensions and research productivity in psychology professors: Implications for understanding the (mal)adaptiveness of perfectionism. Canadian Journal of Behavioural Science/Revue canadienne des sciences du comportement.
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